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Gabbie salariali: Colecchia, sono il passato. A settembre il Governo e le Regioni sostengano un percorso comune di rivoluzione culturale


Gabbie salariali: Colecchia, sono il passato. A settembre il Governo e le Regioni sostengano un percorso comune di rivoluzione culturale

CISL PUGLIA - I toni di difesa e di reazione alla proposta irreale di Calderoli di “tornare alle gabbie salariali” sono talmente alti da lasciar quasi intendere che il pericolo ci sia davvero. Ma, fatta la tara dell’inutile balletto di giudizi politici, in larghissima parte di servizio a strategie bipartisan, resta il dato vero dell’inadeguatezza dei salari e della maggiore povertà nel Mezzogiorno che non da oggi il Governatore della Banca d’Italia (ma anche SVIMEZ e ISTAT e CENSIS) ha denunciato. Una povertà che non riguarda soltanto il pur grave numero di “poveri assoluti” (circa 2,9 milioni di individui) quanto, appunto, la percentuale delle famiglie in condizioni di indigenza (16%).
La risposta che al Paese ed al Mezzogiorno il Governo deve dare non è sul versante della differenziazione salariale, materia questa che appartiene all’autonomia negoziale delle parti sociali che, peraltro, hanno già raggiunto un’intesa per la riforma del sistema contrattuale per dare salari rispondenti alle differenti capacità produttive dei territori e delle aziende, senza innestare processi di discriminazione per questioni (prezzi, servizi, tariffe, ecc.) sui quali i lavoratori non hanno possibilità di incidere direttamente ma di cui risponde quasi totalmente la qualità della politica.
Al Governo compete di rimettere in giusto equilibrio le priorità dell’economia e della società, attraverso una politica nazionale che sia soprattutto di “ordinario interesse” per quella parte del Paese che è ancora oggettivamente in maggiore affanno. Non conosciamo ancora nel dettaglio il progetto che il Governo ha annunciato per il Sud. Certo, l’assunzione diretta di responsabilità da parte del Presidente del Consiglio risponde specularmente a quella che il Governatore Vendola ha preso in carico con l’accordo del 31 luglio scorso. Consideriamo entrambi questi atti, nei rispettivi livelli di responsabilità, “importanti” in quanto consentono, quantomeno, di verificare, senza paraventi, l’impegno profuso ed i risultati realmente raggiunti; per Berlusconi la ripresa di un’attenzione ed un impegno nazionale verso il Sud (nonostante la Lega) e per Vendola l’ammagliamento della rete delle iniziative a cui ha dato vita il suo governo in questa consiliatura.
In un contesto meno ferragostano, quindi, le “gabbie salariali” ritorneranno ad essere argomento dei libri di storia. Altro che di politiche salariali dovrà occuparsi la politica a settembre, alla ripresa. La crisi morde e, sembra, morderà sempre di più. La politica, il Governo, le Regioni sostengano un “processo comune” di rivoluzione culturale “per” e “nel” Mezzogiorno. Facendo convergere le proprie azioni, le necessarie risorse (ordinarie e straordinarie) ed investendo maggiori energie e maggiori responsabilità.

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