Cisl di Puglia, intervento del Segretario generale Giulio Colecchia su Mezzogiorno e gabbie salariali
CISL PUGLIA - Se considerassimo il periodo feriale nel quale ci troviamo, quello sulle gabbie salariali dovrebbe essere considerato un dibattito per “riempire i vuoti”. Invece, la gravità della provocazione e l’assurdità della proposta hanno di mira il dibattito sul Mezzogiorno e l’annuncio di Berlusconi di nuovi provvedimenti. E’ evidente che la pioggia di evidenze (basta con i docenti del sud, insegnamento dei dialetti nelle scuole, riduzione dell’IRPEF per i lavoratori del nord) con cui la Lega sta rispondendo alla domanda di restituire al Mezzogiorno ruolo e dignità di “problema nazionale” tradisce un certo nervosismo e, soprattutto, la preoccupazione che il tema di un riequilibrio economico e produttivo tra aree forti ed aree in ritardo possa tornare concretamente ad essere la priorità del Paese. In questo senso, quindi, il dibattito sul ritorno alle “gabbie salariali” non può essere sottostimato e merita – sia pure nella calura ferragostana – che ne vengano chiarite le prospettive. Innanzitutto c’è da osservare che un ritorno al passato (anni ’50) oggi non è ipotizzabile. Ciò che viene richiesto oggi all’Italia è di ammodernare la propria macchina amministrativa, la propria scuola, rendere più efficiente e meno spendacciona la sanità, rafforzare le reti di solidarietà sociale e previdenziale e migliorare quelle dei sistemi produttivi, definire un sistema fiscale che sappia essere giusto con i cittadini ed incentivante con le imprese che migliorano occupazione e produttività. Tutto ciò richiede, in via prioritaria – e la Banca d’Italia lo sta evidenziando da tempo – un sistema retributivo che risponda meglio alle diverse esigenze di chi lavora in territori diversi per costi e qualità dei servizi, per opportunità di lavoro, per accessibilità e costo dei servizi bancari, per funzionamento della macchina sociale. E’ a questa esigenza che abbiamo risposto, insieme a UIL, UGL ed a tutte le associazioni datoriali, con l’intesa che ha innovato il modello contrattuale. Certezza e rafforzamento della contrattazione nazionale insieme ad una riduzione della selva di contratti collettivi e una spinta decisiva e concreta a quella contrattazione aziendale e territoriale che deve redistribuire verso i salari la produttività che è la vera molla, lo stimolo alla produzione. E’ chiaro che maggiore impegno della forza lavoro in aziende che siano attente alla sicurezza di chi vi opera, insieme alla formazione, a maggiori investimenti in innovazione, in ricerca, alla promozione dei prodotti di qualità, sono, tutti insieme, fattori determinanti per rendere più produttiva un’azienda e, quindi, a creare ricchezza da distribuire al salario. E’ un impianto nuovo che risponde all’esigenza complessiva di ammodernamento, ma che richiede un sostegno convinto del Governo per evitare che resti una pura enunciazione, soprattutto in realtà, com’è quella pugliese, dove prevale la piccola e piccolissima impresa. Per questo chiediamo che si defiscalizzino completamente le somme per gli incrementi di produttività che, contrattati, andranno a finire in busta paga. E’ questa una maniera concreta per sostenere l’emersione delle aziende e del lavoro nero, ma lo è anche per spingere le imprese a cercare nella cooperazione tra di loro (distretti produttivi) quelle migliori condizioni ambientali e di sistema per migliorare le proprie performance senza operare sulla riduzione del costo del lavoro.
Tutto questo non interessa al Mezzogiorno? Noi ne siamo fermamente convinti. Ed interessa ancor più precari, donne, disoccupati, giovani che da un sistema nel quale riprende ruolo e forza la contrattazione saranno meno soggetti alle tempeste dei mercati. Sembra che anche il dibattito interno alla CGIL, man mano che si entra nella fase congressuale, stia cominciando a prendere atto della necessità di riprendere il governo – come abbiamo sempre scritto nelle piattaforme unitarie – del salario aziendale. Le interviste di autorevoli Segretari confederali della CGIL, ma soprattutto i rinnovi contrattuali in corso nei quali – come dice Epifani – “i canali sono tutti aperti” lasciano ben sperare quelli come noi che, qui in Puglia, insieme a UIL e CGIL, hanno messo in campo nuove energie per sostenere sviluppo sostenibile ed occupazione.
Ritengo, quindi, questa la risposta migliore a chi ha lanciato ed a chi sostiene la provocazione delle “gabbie salariali”. Sarebbe una scelta sbagliata perché il mercato del lavoro ha bisogno di flessibilità contrattate e non di rigidità stabilite al di fuori dell’autonomia contrattuale; una scelta antistorica perché risponderebbe a nuove esigenze con vecchie strumentazioni; una scelta inefficace perché non aiuterebbe a colmare i divari che ancora persistono nel Paese tra aree forti ed aree deboli (in prevalenza al Sud).
Ma il dibattito vero sarà quello sulla futura politica del Governo a favore di queste ultime. Un dibattito che non dovrà essere soltanto politico anche se dovrà scontare un cambio di marcia da parte della classe dirigente meridionale verso atteggiamenti di maggiore responsabilità. Un dibattito che dovrà affrontare il tema delle risorse, da rendere visibili e certe e da collegare tra loro, tra i vari centri di spesa (Governo, Regioni, Enti locali e strumentali), senza furbizie, senza sperperi, attraverso un vero e proprio PATTO DI RESPONSABILITA’.
L’aver annunciato di voler guidare direttamente questa fase, da parte di Berlusconi, è la vera novità. Dovrebbero lasciare la scena le contese tra i Ministri e dovrà venire al pettine il nodo del condizionamento della Lega sulle decisioni che riguardano il Mezzogiorno. Sarà un passaggio decisivo per verificare il ritorno della coesione sociale ed economica del Paese