Castellucci, Fai Taranto: teniamo alto il livello di guardia sul caporalato
FAI - Il lavoro è un diritto e la dignità della persona è sacrosanta. Per questo ci hanno profondamente indignato le recenti notizie di abusi sessuali, vessazioni, maltrattamenti, costrizioni e, poi, di evasione fiscale e contributiva da parte di aziende agricole della nostra provincia. Plaudiamo alla Magistratura e alle forze dell’ordine per la brillante operazione “Dacia”, come anche ringraziamo la bracciante agricola di origini rumene che, con altri, ha trovato la forza di denunciare quanto accaduto nel silenzio dei campi pur di vedersi assicurato qualche giorno di lavoro.
È da sempre che, anche come Fai Cisl, teniamo alto il livello di guardia sui fenomeni caporalato, sottosalario, lavoro nero, mancato rispetto delle norme contrattuali nel settore. Anche quest’anno, con altre Organizzazioni, abbiamo chiesto al Prefetto di essere convocati per proporre la costituzione di un tavolo tecnico settoriale che studi, analizzi e ridia speranza al mondo del lavoro agricolo, in assoluto tra i più precari.
La sola repressione non crediamo possa debellare i suddetti fenomeni mentre occorrerebbe mettere insieme tutte le esperienze perché sia implementata a tutti i livelli la cultura della legalità. Dalle nostre assemblee di lavoratrici e lavoratori emergono in continuo preoccupazioni e situazioni difficili e questo ci rafforza nell’idea di non scadere nella facile demagogia quanto, viceversa, trovare vera alternativa al sistema caporalato. Lo si può fare attraverso il coinvolgimento delle Istituzioni, degli Enti Locali, delle associazioni sindacali, di volontariato, perché qui non parliamo di un fenomeno squisitamente agricolo ma sociale, che coinvolge cioè anche gli altri settori produttivi.
Ecco la necessità di istituire servizi integrati alle persone e alle famiglie, anche per quelle degli immigrati che arrivano per lavoro, offrendo loro formazione, alfabetizzazione e magari, come già si è fatto con l’aiuto della Provincia di Taranto, istituendo mezzi con servizio pubblico per il trasporto dei braccianti sul posto di lavoro.
Un anno fa le Organizzazioni sindacali nazionali di settore hanno presentato, unitariamente, alla Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, interessanti proposte che, se convertite in legge, potrebbero di certo porre un freno a questi sprezzanti fenomeni del caporalato e del lavoro nero. Esse prevedono, tra l’altro, l’introduzione del reato penale di caporalato, sia per l’imprenditore sia per il caporale, con confisca dei beni utilizzati per consumare il reato, cioè i mezzi e i terreni utilizzati. Pensiamo che, contestualmente, andrebbe rivista la gestione del mercato del lavoro agricolo, mediante gli Enti bilaterali di settore, promuovendo l’incontro tra domanda ed offerta, istituendo procedure di regolarizzazione e quindi di emersione dalla clandestinità per gli eventuali immigrati irregolari che da anni lavorano in Italia.
In definitiva, noi vogliamo approdare a una società dove l’integrazione lavorativa e sociale si equivalgano e la partecipazione, la responsabilità, la solidarietà, il rispetto delle leggi e dei contratti non siano più chimere ma realtà concretamente esigibili.