Daniela Fumarola al Corriere del Giorno: cinque risposte sul futuro di Taranto
CISL TARANTO - Il Segretario generale della Cisl di Taranto, Daniela Fumarola, raccogliendo l´invito del quotidiano ionico Il Corriere del Giorno, ha risposto a cinque domande sulle prospettive di Taranto e sui possibili scenari legati all´industria e al corso di questa crisi. Di seguito l´intervento completo pubblicato dal quotidiano domenica scorsa
1) Quale futuro immagina per Taranto?
Caratterizzato dalla crescente corresponsabilità di tutti. Nessuno rimuoverà da solo i nostri problemi di sviluppo bloccato, occupazione stagnante, mancata crescita strutturale. Ci domandiamo se proprio in tutti qui c’è la consapevolezza che la crisi economico-finanziaria non sia trama di telenovelas a lieto fine. Essa è realtà drammatica. Ha già marcato il destino personale e sociale di almeno due generazioni di giovani. Gli oltre 13 mila posti di lavoro cancellati, la persistente precarietà di un mercato del lavoro in tutti i comparti produttivi, e segnalo che sono 111.400 i disoccupati-inoccupati ufficiali, ci fanno rivalutare gli argomenti di quei politici di tutti gli schieramenti che negli anni ’50 avrebbero fatto costruire l’ex Italsider persino a Piazza della Vittoria, tanta era la fame vera e non solo di lavoro. Questo in una Città che, per quanto ci riguarda, non accetta ricatti occupazionali ma intende misurarsi a schiena dritta con un sistema industriale che concorre per il 60% alla ricchezza prodotta. Una Città alla quale già il nuovo Stato unitario, dopo il 1861, riservò attenzioni particolari che ne fecero la capitale industriale del Mezzogiorno.
Oggi il futuro di quest’area ricca di grandi potenzialità ancora inespresse, a cominciare dal Porto, passa dall’esigibilità compiuta di risorse finanziarie pubbliche assegnate dal Governo. Riguardano il completamento delle infrastrutture portuali e retro portuali, la Piastra Logistica, Distripark, Agromed, la Taranto-Avetrana per un compiuto sviluppo turistico e ricettivo di questo meraviglioso lembo d’Italia. Ma il futuro passa anche dal più efficace protagonismo che sollecitiamo all’imprenditoria locale e da significativi investimenti privati, come il progetto Tempa Rossa dell’Eni, il revamping della Cementir, la nuova centrale a turbogas di Enipower.
Questi progetti, con gli interventi di ambientalizzazione del ciclo siderurgico, da tempo in atto da parte dell’Ilva, avranno anche il merito di riscattare uno dei punti di debolezza storicamente indicati, ovvero la compatibilità ambientale dell’intero sistema industriale ionico. Sistema che va sempre più normalizzato e salvaguardato. Consideriamo l’economia ambientale uno dei driver di sviluppo della nostra area. Tra le ricadute positive che immaginiamo, grazie a questi processi, l’attrazione sempre maggiore di capitali privati in tutte le filiere produttive: industria, agricoltura, agroindustria, maricoltura, turismo, ecc.
Noi, come Cisl, intendiamo facilitare mediante la contrattazione di 2° livello, l’insediamento di nuove realtà produttive. Passa anche da questa nostra soggettualità la costruzione credibile di un futuro sereno per tutti.
2) Nuova centrale Enipower, favorevole o contraria?
Il principio costituzionale della proprietà privata è fondamento dell’attività imprenditoriale. Non vuol dire che l’imprenditore possa fare di tutto in un territorio che lo ospita. La responsabilità sociale d’Impresa che noi rivendichiamo, infatti, è dimensione assai più seria che regalare lampadine ad un quartiere o elargire aleatorie compensazioni. Nel caso in questione, prescindendo dal fatto che sono trascorsi oltre due anni, un’eternità nella logica degli investimenti e della riqualificazione di impianti produttivi che competono nel mondo, noi abbiamo svolto due ruoli fondamentali. Quello che ci è proprio, cioè esercitare controllo sociale contrattando con l’Azienda per i lavoratori che lì operano ed esigere risposte certe circa la garanzia della salute e sicurezza interna ed esterna alla fabbrica. La centrale a turbogas garantirà maggiormente tutto ciò, rispetto a quella attuale che è più sporca in quanto vecchia e alimentata ad olio combustibile.
E l’altro ruolo, non secondario ma altrettanto corresponsabile, di sollecitare il coinvolgimento e noi stessi di coinvolgere professionisti che per conoscenza, scienza e coscienza, supportassero i nostri pareri definitivi, a partire dalla garanzia delle minori emissioni inquinanti. Per tutte queste ragioni, dunque, siamo favorevoli alla realizzazione della nuova centrale.
3) Perché?
Perché qui rilanciamo una questione di coerenza. Per anni il territorio ha beneficiato di presenze industriali importanti che ne hanno radicalmente segnato il futuro economico, sociale, occupazionale, culturale. Come tutte le cose materiali, quando l’usura del tempo colpisce la funzionalità degli impianti non può venir meno il valore di quella presenza produttiva ma al contrario deve esserne rivendicata la rigenerazione o la nuova costruzione. Con il pregio che un impianto rigenerato o costruito ex novo, grazie alla legislazione oggi esigente in campo ambientale, regionale, nazionale, europeo, offrirà garanzie di sostenibilità. Questo ragionamento vale sempre. L’economia vive di certezze. E l’Enipower potrebbe anche decidere altrimenti se si impedirà la riqualificazione del proprio impianto a Taranto. A Marghera, per esempio, pensa di chiudere e andare via.
4) Cosa vede, in futuro, nel rapporto tra Ilva e Taranto?
Intanto vediamo un presente molto efficace. Avevamo chiesto all’Azienda di procedere senza lesinare investimenti nell’opera di risanamento ambientale e di purificazione del proprio ciclo produttivo. L’operazione è in corso. Abbiamo registrato l’avvenuta riorganizzazione del lavoro e la realizzazione di processi formativi, tanto per i dipendenti diretti quanto per quelli dell’appalto, al fine di abbattere e persino azzerare gli infortuni e la tragedia delle morti bianche. Avevamo chiesto, inoltre, di irrobustire relazioni sindacali corrette, di aprirsi finalmente al dialogo con la Città, con il territorio, nella ricordata logica della responsabilità sociale d’Impresa, propugnando la trasposizione a Taranto dello storico modello Olivetti di Ivrea. L’assunzione numericamente significativa di ingegneri, anche ambientali, di origine tarantina, provenienti da svariate Università italiane compreso il nostro Politecnico, ha confermato il riavvio del percorso virtuoso auspicato. Nessuna visione territoriale può, inoltre, prescindere dalla valorizzazione del sistema della Conoscenza, Università e ricerca in primis e, dunque, nessun apparato industriale complessivamente inteso può esimersi dall’interagire con le Città, valorizzandone e sostenendone progetti mirati. Al riguardo, però, esortiamo le Istituzioni pubbliche locali a svolgere con compiuta efficacia la propria parte, ponendosi come interlocutrici esigenti che elaborano progetti credibili. Progetti che noi sosterremo.
5) Raddoppio Cementir, si o no? Perchè?
Raddoppio? Non ci risulta, in verità, che la Cementir intenda raddoppiare lo stabilimento ionico ma, questo si, ammodernarne e rinnovarne gli impianti ormai obsoleti anche per ridurne l’impatto ambientale. E’ un’opportunità da cogliere positivamente.