Bridgestone: mille posti a rischio dal 2014 nello stabilimento di Bari
Per la Cisl necessario individuare soluzioni per i lavoratori
CISL PUGLIA -
Chiuderà al massimo nel primo semestre del 2014 la fabbrica di Bari del colosso giapponese di pneumatici Bridgestone. Lo ha annunciato stasera Bridgestone Europe, società con sede a Zaventem, in Belgio. La fabbrica di Bari, attiva da 50 anni, è uno degli 8 impianti del gruppo in Europa: ci lavorano 950 persone alle quali si devono aggiungere quelle dell'indotto.
L'azienda spiega che è la crisi del mercato europeo dello pneumatico da autovettura a motivare la chiusura: a Bari - sottolinea - si producono solo pneumatici per auto, produzione che tra il 2011 e il 2012 è scesa, nel complesso, dai 300 milioni di unità ai 261 milioni (-13%) e per la quale non s'intravede ripresa che nel 2020. I produttori dei Paesi emergenti inoltre - dice l'azienda - continuano a incrementare la propria quota di mercato nel segmento di bassa gamma a scapito dei produttori di qualità come Bridgestone, "operando con significativi vantaggi sui costi di fabbricazione".
La vicenda della Bridgestone "dove in Puglia viene rimesso in discussione un migliaio di persone, con nostra grande preoccupazione - afferma il leader Cisl Raffaele Bonanni a "Prima di tutto" su Radio 1 - a nostro avviso dipende non solo da fattori di riduzione legati al mercato che limita la produzione, ma anche al desiderio di disinvestire in Italia, nel Mezzogiorno in particolare. Quando i fattori di sviluppo non vengono gestiti, tra l'Italia e la Polonia, si sceglie la Polonia, tra l'Italia e la Slovenia, si sceglie la Slovenia". Più in generale, secondo Bonanni, "servono decisioni e interventi chiari, non discussioni generiche, ma interventi territorio per territorio. I nostri siti industriali sono in contesti territoriali trascurati da decenni e decenni. Le infrastrutture, l'energia, i servizi, la giustizia, le amministrazioni: tutti fattori che possono indurre le aziende ad andarsene". In Europa - secondo i dati di Bridgestone - resistono solo i produttori di gomme nell'alto di gamma. E nello stabilimento di Bari-Modugno - spiega l'azienda - non si può passare a queste produzioni perché non lo consente la sua struttura e i suoi macchinari, che, evidentemente, richiederebbero investimenti per essere convertiti. Lo stabilimento pugliese, inoltre, secondo l'azienda, è penalizzato dai costi dell'energia e dalla logistica. Di qui la decisione di annunciare la chiusura, con un certo anticipo rispetto al termine massimo (entro la prima metà del 2014), per "individuare la migliore soluzione in grado di minimizzare il più possibile l'impatto sociale della decisione sui circa 950 dipendenti coinvolti, coerentemente con la cultura del Gruppo". La società sottolinea che la decisione di chiusura dello stabilimento barese non ha conseguenze sulle altre strutture del gruppo in Italia, il centro tecnico ad Aprilia, vicino Roma, e l'ufficio vendite ad Agrate Brianza (Monza).
Alla chiusura non ci sono alternative: "Prima di giungere a questa conclusione, Bridgestone - dice l'azienda - ha preso in considerazione tutte le opzioni e le alternative possibili, nessuna delle quali
si è rilevata percorribile". L'annuncio choc induce il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, a scrivere al ministero dello Sviluppo per chiedere subito un "tavolo per affrontare la situazione".
Vendola non ha dubbi: la chiusura di Bridgestone a Bari "è la conseguenza della latitanza, non più sostenibile, delle politiche industriali in questo Paese che da troppi anni non si praticano più". Per
il sindaco di Bari, Michele Emiliano, bisogna "scongiurare la chiusura" di questo stabilimento, "che pure tanti dolori ha provocato per le numerose malattie verificatesi tra gli operai". "Assieme a
Vendola - dice - sono pronto a cominciare quest'ennesima battaglia all'ultimo sangue".
fonte www.conquistedellavoro.it