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Cisl, cresce la preoccupazione per la disoccupazione in Puglia

Per il segretario Colecchia occorrono ulteriori iniziative


Cisl, cresce la preoccupazione per la disoccupazione in Puglia

CISL PUGLIA -

Siamo molto preoccupati per la situazione occupazionale in Puglia. Ai dati, già di per sé allarmanti diffusi dall’Istat, che ha evidenziato un calo di circa 104 mila occupati dal giugno 2012 ad oggi, si aggiungono le vicende dei 6.288 lavoratori e lavoratrici che attendono, in stand by sul tavolo della Task Force regionale, che le loro speranze si concretizzino con la ripresa dell’attività, nella migliore delle ipotesi, o, nella peggiore, di una forma di sostegno finanziario che non li faccia finire come ‘bonzi’ davanti a qualche Comune o Regione dopo avere esaurito anche le residue risorse della solidarietà familiare. Agli sforzi che insieme alla Regione stiamo mettendo in campo per utilizzare al meglio le scarse disponibilità finanziarie (piano straordinario per gli ammortizzatori in deroga), bisogna aggiungerne ulteriori. Non parliamo solo di risorse finanziarie, ancora insufficienti anche nelle migliori intenzioni del Governo, ma di una più corale assunzione di responsabilità dei tanti che “dicono” ma “fanno poco”. A parere della Cisl gran parte delle aziende pugliesi in crisi, oggi, potrebbero risollevarsi se vi fosse una rete di iniziative che legasse le Associazioni che le rappresentano, le banche e la burocrazia nello svolgere i rispettivi compiti senza bisogno di ulteriori sollecitazioni. Invece ognuno sembra attendere quelle degli altri. Così, OM CARRELLI, NATUZZI, FRANZONI, RDB, TECNOMONT, MIROGLIO, NARDELLI, i lavoratori della sanità privata e quelli della formazione restano in attesa di una soluzione sulla quale finora c’è solo l’impegno del sindacato. Invece occorrerebbe un’azione di vero scauting da parte di Confindustria e C. per favorire il rilevamento di impianti come quello della OM o sollecitare manifestazioni d’interesse per il contratto di programma per il mobile; così come, secondo la Cisl, necessiterebbe un allentamento delle limitazioni al credito da parte delle banche ed un più coraggioso allargamento da parte di Comuni e Regione delle maglie delle autorizzazioni e delle procedure che, pur senza superare i limiti reali della legalità, consentano di poter avere licenze, concessioni e permessi in tempi certi e senza costringere le imprese che vogliono dare occupazione, com’è stato nella vicenda di Eataly, ad equilibrismi politici ed a sotterfugi.

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