#dicembreCisl: Annunziata, da precaria nelle carceri a quasi ergastolana; storie di ordinaria precarietà nel Sud
La vicenda di una fisioterapista carceraria che, dopo 26 anni, si sfoga prima della manifestazione della Cisl a Napoli
CISL PUGLIA - “Da 26 anni e mezzo lavoro, da precaria, nell’Amministrazione penitenziaria: praticamente quasi un ergastolo”. Si sfoga Annunziata Sergi alla vigilia della mobilitazione che la Cisl mette in campo, per le regioni del Mezzogiorno, il 3 novembre al Palapartenope di Napoli dove confluiranno dirigenti, delegati e lavoratori contro l’indifferenza del Governo alle sollecitazioni del sindacato nel #dicembreCisl. Tira fuori tutto il suo dissenso perché lavora nella Casa Circondariale di Bari come fisioterapista dal settembre del 1988 e lamenta di avere dato metà della sua vita a questa professione, ma “di non avere certezze né prospettive certe”. Poi, da quando nel 2008 la competenza su questi lavoratori è passata, con la logica dello scaricabarile tipicamente italiana, dal Ministero di Grazia e Giustizia a quello della Sanità “invece di modificare il nostro legame di lavoro con lo Stato, ci hanno confermato lo stesso rapporto di ‘convenzione’ per il quale compio le stesse identiche mansioni degli assunti a tempo indeterminato, ma senza avere diritto alla malattia e alle ferie. Io non mi sono mai assentata perché il mio rapporto è quello di una libera professionista, ma mi chiedo se sia giustizia visto che nasco agli albori della fisioterapia tra i detenuti, eppure sono ancora a chiedere un po’ di giustizia sociale”. Questa è solo una delle innumerevoli storie che domani a Napoli saranno rappresentate dai dirigenti della Cisl Puglia Basilicata in nome e per conto di chi ha dato una fetta consistente della propria vita al lavoro, ma non intravede, ancora alcuna via d’uscita nonostante le promesse dei vari governi che si sono succeduti e che hanno assicurato di portare a soluzione. Un paradosso che, dopo 26 anni di proroghe, Annunziata a novembre ha vissuto, per l’ennesima volta, con il passaggio del prolungamento per altri due mesi, rispetto al quale avverte “di non essere la sola a vivere questo calvario da anni. Per quanto le mie ricerche su internet mi confermino di essere la più longeva precaria in Italia del settore, questa battaglia non è solitaria, perché soltanto a Bari siamo una decina ed io voglio parlare a nome di tutti. Che fine faremo”? Con lei anche infermieri, tecnici di laboratorio e personale non direttamente ascrivibile alla Polizia Penitenziaria. “La Cisl si mobilita per lottare ma anche per costruire percorsi nuovi – osserva il Segretario generale della Cisl di Puglia Basilicata, Giulio Colecchia – perché nella società liquida che viviamo non ci sono appigli per il cittadino, mentre la Cisl vuol mantenere alto il livello della proposta e del confronto politico, per non lasciare che la società liquida faccia affogare le persone”. “Adesso basta – dice Annunziata confidando nella manifestazione di Napoli –ho 53 anni e nonostantemi sento molto bene professionalmente con i detenuti che curo ogni santo giorno vivo una sconfitta sociale per il mio rapporto di lavoro senza regole, senza prospettive. Avrò pure il diritto di costruire il mio futuro”? Eroi ogni giorno, soddisfatti per la propria professione eppure precari a vita senza alcuna rassicurazione nemmeno nel Jobs Act targato Matteo Renzi. In poche parole per Annunziata, fino ad oggi, ‘il lavoro non nobilita l’uomo’. Semplicemente lo fa sopravvivere.