Furlan dal Palapartenope: o il Paese riparte dal Sud o non riparte; inaccettabile la rimodulazione dei fondi europei
E a Renzi: il popolo cislino non si consulta online ma attraverso contrattazione e dialogo. A Napoli calorosa mobilitazione della Cisl Video sintesi manifestazione
CISL PUGLIA - "O il Paese riparte dal Sud o non riparte". Così il segretario generale della Cisl Annamaria Furlan, dal Palapartenope di Napoli dove si sono riuniti tutti i delegati Cisl delle regioni meridionali e circa dieci mila persone, per la seconda delle tre manifestazioni nazionali organizzate dalla Cisl, per sollecitare modifiche alla legge di stabilità e cambiare la politica economica del Governo. E sarà domani a Milano che si concluderà la settimana di mobilitazione della Cisl. "La riprogrammazione dei fondi Ue che penalizza il Sud è "una cosa inaccettabile" sottolinea la leader della Cisl rivolgendosi alle 10.000 persone provenienti da tutto il Mezzogiorno. "Il Sud deve avere le risorse necessarie per far ripartire crescita e sviluppo e quindi il lavoro. Le risorse europee sono una cosa seria". Per Furlan bisogna però anche avere la capacità di fare progetti, presentarli e gestirli. "Se c'è qualche sindaco o qualche governatore del Sud che non è in grado di programmare la spesa dei fondi europei e di gestire il cambiamento è meglio che vada a casa. Abbiamo bisogno di politici seri e capaci per far ripartire il Paese". La Cisl, dal canto suo, "si impegna per un grande progetto per il mezzogiorno che vigili, sproni e denunci, quando serve, il sottoutilizzo dei fondi. "Da tanti anni l'Italia restituisce fondi europei all'Europa perché non è in grado di programmare e gestire. Questo è inaccettabile". Ma, per Furlan, serve anche "un'Europa che metta in cantiere mille miliardi di investimenti per sviluppo e lavoro. Il nostro Governo e quello francese stanno muovendo qualcosa negli assetti europei. Ma non basta ridiscutere i coefficienti europei solo per un anno. Il semestre di presidenza - ha aggiunto - non deve servire per fare passerelle, ma deve servire all'Italia e all'Europa per cambiare davvero". Ed è tornata a parlare delle scelte della sua organizzazione per cambiare la politica economica del Governo ribadendo il no alla partecipazione della Cisl allo sciopero generale di Cgil e Uil, in programma il prossimo 12 dicembre. "Serve una mobilitazione continua del mondo del lavoro e una nostra capacità di proposta, non basta uno sciopero generale. E' più difficile ma è quello che il sindacato della responsabilità è chiamato a fare. Noi abbiamo fatto una giornata di sciopero su un obiettivo ben chiaro: il rinnovo del contratto del pubblico impiego. Sei anni senza contratto hanno fatto perdere dai 2 ai 4mila euro a ogni lavoratore". Ha poi aggiunto: "Siamo sempre disponibili al dialogo per rafforzare il sindacato, ma non per costruire movimenti. Nella storia del nostro Paese il sindacato è stato forte nei momenti di grande forza della Cisl. L'unità o vede protagonista la Cisl o non è tale". In merito poi ai decreti attuativi del Jobs Act sui quali "la Cisl è pronta a confrontarsi perché sono la vera scommessa", "Per noi innanzitutto ciò che conta è che il contratto a tutele crescenti a tempo indeterminato annulli tutte le forme di precarietà che ci sono nel mondo del lavoro: questo Paese ha quasi due milioni di precari, finte partite Iva, Co.Co.Co e Co.Co.Pro, cioè falso lavoro autonomo e autentico lavoro subordinato e malpagato e mal tutelato. E' su questo che vogliamo parole chiare dal governo" ha detto auspicando che - come garantito dal premier Renzi e dal Ministro Poletti - si arrivi ad un confronto con le parti sociali sulla questione. "A Renzi dico che abbiamo bisogno di cose vere e non di slide. Il popolo della Cisl non si consulta online ma attraverso contrattazione e incontri. Siamo un grande sindacato coerente e responsabile che non vive di stagioni, non siamo un movimento di opinione ma un sindacato confederale con 4 milioni e mezzo di iscritti". E ancora a Renzi: "Le contrattazioni aziendali e territoriali vanno affrontate fino in fondo. Come fai a sostenere quello che anche la Cisl dice, cioè rafforzare il secondo livello contrattuale, se poi tagli la decontribuzione in quel livello e non finanzi la defiscalizzazione in quel contratto?"
fonte www.cisl.it
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