Il lavoro al centro della riforma fiscale: Furlan, oggi a Bari, intervistata dalla Gazzetta del Mezzogiorno
Nel colloquio con Gianfranco Summo, la leader della Cisl detta tempi e modalità per uscire dall’impasse che blocca il Paese
CISL PUGLIA - “Accendi le Rsu” è lo slogan del Rsu Day 2015, l’iniziativa interregionale di lancio della campagna per le elezioni delle Rappresentanze sindacali unitarie del lavoro pubblico e che si terranno il 3, 4 e 5 marzo. Sarà il Segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, ad incontrare gli oltre 700 candidati dei comparti del Pubblico impiego, della Scuola, dell’Università e della Ricerca che si sono dati appuntamento martedì 17 febbraio, a partire dalle 15:00, al centro congressi Showville di Bari (via Giannini, 9 in zona Mungivacca). Intervengono il Segretario generale della Cisl di Puglia Basilicata, Giulio Colecchia e i Segretari dei comparti del lavoro pubblico.
Annamaria Furlan partiamo dall’Ilva: il governo si sta adoperando per salvare l’impianto siderurgico ma chi pensa alle centinaia di piccole imprese dell’indotto e ai loro lavoratori? L’insolvenza del gigante industriale rischia di spazzare via tutti.
«Il caso Ilva non riguarda solo Taranto e la Puglia ma la politica industriale del Paese. È impossibile per l’Italia rinunciare all’acciaio, un asset vincente per prodotti di altissima qualità. Il rilancio non può tagliare fuori l’indotto. Sono importanti i grandi gruppi nazionali, purtroppo sempre di meno numericamente ma è il terreno prezioso di piccole e medie imprese a sostenere la nostra economia».
Ma è anche il terreno dove il sindacato spesso fa più fatica a farsi strada: come intendete vincere la sfida della rappresentanza?
«Con una azione territoriale molto forte. Vogliamo portare le nostre rappresentanze nelle piccole e medie imprese, lì dove si realizza una importante produttività. E puntiamo moltissimo sulla rappresentanza territoriale».
Alla Fiat di Pomigliano solo in cinque hanno aderito allo sciopero proclamato dalla Fiom Cgil. È il momento, per voi, di dire «l’avevamo detto...»?
«Noi non amiamo la polemica, guardiamo ai fatti. E lo sciopero con cinque adesioni la dice lunga su quanto invece sia stato condiviso un accordo che ha visto protagonisti la Fim e la Cisl, che prevede miliardi di investimenti, che ha prodotto l’assunzione di mille lavoratori a Melfi e il rientro di altre centinaia dalla cassa integrazione. Con quell’accordo abbiamo salvato la presenza della Fiat in Italia e il lavoro negli stabilimenti, la nostra politica ha reso possibile il mantenimento in Italia della produzione vincolando l’impresa agli investimenti. E non a caso nel rinnovo delle rappresentanze sindacali allo stabilimento Fiat di Val di Sangro la Cisl ha preso oltre il cinquanta per cento».
Già prima che Michele Ferrero morisse, la sua azienda era portata ad esempio anche dai sindacati per i rapporti con i lavoratori. È la prova che un imprenditore illuminato vale più dei sindacati?
«Il coinvolgimento di sindacato e lavoratori nello sviluppo di una azienda è un fattore decisivo per lo sviluppo di un’azienda. Ferrero ha aperto una stagione innovativa in tal senso tanti anni fa, rendendo i lavoratori parte attiva di una impresa vincente».
La Puglia è anche sede di un importante distretto, quello del mobile imbottito: Natuzzi è un caso emblematico di come la delocalizzazione e la concorrenza sleale abbiano stroncato un settore. Ora molte produzioni stanno tornando in Italia. Cosa si deve fare per sostenere questo riflusso?
«Le imprese stanno rientrando per essere competitive sulla qualità, è un rientro vincolato alla grande competenza dei nostri lavoratori ma l’innovazione è fondamentale per rendere al meglio. Il governo se vuole agevolare la imprese manifatturiere deve garantire infrastrutture, non solo logistiche ma anche politiche e fiscali più vicine a imprese e lavoratori. Come Cisl stiamo lanciando una raccolta di firme per una riforma fiscale con al centro il lavoro e per estendere il bonus di 80 euro – circa 1.000 euro all’anno – a lavoratori e pensionati con reddito fino a 40 mila euro».
A proposito di lavoro: il jobs act è ancora un oggetto misterioso senza decreti attuativi. Che idea si è fatta?
«Siamo alle settimane decisive, aspettiamo i decreti. In settimana incontreremo il governo proprio su questo tema e vedremo davvero se c’è questa volontà di combattere concretamente il precariato con il superamento delle false partite iva, dei co.co.pro. e di tutte le altre forme contrattuali anomale per arrivare ai rapporti di lavoro a tempo indeterminato attraverso i contratti a tutele crescenti».