Ilva: Castellucci, nuovi scenari in cui il Governo non può procedere in solitudine
CISL TARANTO BRINDISI | FIM | - Il decreto-legge che ha autorizzato la vendita dell’Ilva a privati e l’avvio delle procedure per il trasferimento entro metà 2016 delle aziende che fanno capo alle società del Gruppo, ha indubbiamente spalancato scenari nuovi sui destini anche dello stabilimento siderurgico di Taranto, storico cuore pulsante, mai dimenticarlo, del sistema industriale territoriale e nazionale. Da qui la sollecita richiesta unitaria dei sindacati metalmeccanici tarantini, di essere convocati a Palazzo Chigi in tempi brevi, perché il Governo assicuri ai lavoratori, al territorio e al Paese il ruolo di garanzia in questa fase estremamente importante per i risvolti occupazionali, sociali, produttivi, economici che ne sono conseguono. Estremamente opportuna, stanti appunto questi nuovi scenari di fronte ai quali il Governo pensiamo non debba procedere in solitudine, si è rivelata nei mesi scorsi la scelta della Cisl assunta insieme con la Fim Cisl di tenere la barra dritta e di non condividere la tesi della statalizzazione dell’Ilva. Con altrettanta forza, però, abbiamo sostenuto nei mesi scorsi la necessità che non si giungesse al punto di dover prefigurare rischi di vendita al buio, come parrebbe stia avvenendo oggi, anche per l’urgenza dovuta alla procedura d’infrazione aperta dalle Ue nei confronti dell’Italia, in materia di aiuti di Stato. Tali rischi però, purtroppo, li intravediamo oggi, a partire dall’assenza di cordate industriali - che certo potrebbero venire allo scoperto nelle prossime settimane - competenti nel settore della siderurgia e dal pericolo che altri soggetti, orientati magari da strategie industriali opposte ai nostri interessi nazionali, possano acquisire gli stabilimenti Ilva e poi deciderne la soppressione, a vantaggio di Paesi nostri concorrenti sul versante europeo e su quello mondiale. Al Governo chiediamo con decisione la massima attenzione e di scongiurare eventuali disegni nefasti. Nelle nostre rivendicazioni, ricordiamo ancora, il completamento nei tempi prescritti del processo di ambientalizzazione dello stabilimento e, così come aveva ipotizzato l’ex commissario Enrico Bondi, il suo contestuale rilancio produttivo e tecnologico con un piano industriale serio e calibrato sull’importanza della posta in gioco e cioè la stessa sopravvivenza del sistema industriale italiano. E’ indubbio che abbia una logica politica il recente emendamento approvato dalle commissioni Ambiente e Attività produttive alla Camera, che farebbe slittare al 30 giugno 2017 il completamento del piano di ambientalizzazione e prolungherebbe l’autorizzazione all’esercizio di impresa, unitamente alla dote decisa dal Governo di 800 milioni a titolo di prestito nel biennio di riferimento (600 milioni 2016 e 200 milioni nel 2017) per le bonifiche. Ma insistiamo nel sostenere che qualunque piano industriale disegnerà il futuro della siderurgia nazionale concentrata a Taranto, la salvaguardia occupazionale diretta e indiretta dell’attuale forza lavoro, il completamento dell’ambientalizzazione dello stabilimento, la sostenibilità della produzione, la salvaguardia della salute e della sicurezza, costituiranno il filo conduttore della vertenzialità su cui la Cisl non transigerà, perché tutto ciò è nell’interesse del Paese e segnatamente del nostro territorio.