CRISI E SVILUPPO: FUMAROLA, IN PUGLIA E BASILICATA ASCOLTARE FA RIMA CON PROGRAMMARE
LETTERA AL DIRETTORE DELLA ‘GAZZETTA’ GIUSEPPE DETOMASO. RIMBOCCHIAMOCI LE MANICHE
CISL PUGLIA -
Caro Direttore, stiamo perdendo la capacità di ascoltare, quando dovremmo, invece, incoraggiarne l’azione terapeutica. La lunga crisi e le scelte politiche non sempre lungimiranti hanno diminuito la nostra attenzione verso le fonti primarie delle necessità del Paese. Disuguaglianze sociali e lavorative evidenziate dalle classi deboli e dalle giovani generazioni sono state oggetto di studi e analisi approfondite che non sembrano, però, approdare ad alcuna soluzione determinante. Ascoltare è la chiave di lettura che in questo momento storico potrebbe invertire la fase di debolezza diagnosticata dall’Istat nei giorni scorsi. E il lavoro, la produzione di ricchezza e lo stato di salute dell’economia non sono elementi slegati dalla capacità di ascolto che insieme – e la Cisl sottolinea l’avverbio ‘insieme’ – dobbiamo prestare alle difficoltà che incontriamo tutti i giorni nel capovolgere lo stallo che ci tiene inchiodati da quasi dieci anni al palo della crisi. I media, la politica regionale e degli enti locali, le università, i sindacati, i rappresentanti delle imprese e delle categorie produttive del mezzogiorno d’Italia non possono parlare degli stessi problemi senza ascoltare chi le preoccupazioni le vive ogni giorno sulla propria pelle. Tornare a fare sintesi delle istanze delle persone e programmare il futuro conciliabile e compatibile con la nostra terra è un imperativo categorico, non una possibilità da valutare. A maggior ragione nel Sud e a maggior ragione in Puglia e in Basilicata. E’ il metodo che aiuta a raggiungere i risultati. Dalle pagine della Gazzetta questa estate è venuto fuori proprio il metodo. L’intervista all’amministratore delegato dell’Eni Descalzi indicava quanto già incoraggiato dal professor Pirro, da Michele Cozzi – che ci ricordava che ad un’Italia cinica se ne contrappone una civica – e dagli stessi suoi editoriali, non ultimo quello sulla pressione fiscale italiana. Il dibattito della Gazzetta ha tracciato la strada. Anzi ha dimostrato che la strada esiste già ed è l’unica percorribile: prestando orecchie, insieme, alle esigenze delle popolazioni, delle imprese, del mondo del lavoro, della famiglia, se ne esce. Le lotte intestine, le lezioni dei professionisti del no e le soluzioni tampone non trovano approdo in termini decisivi. Al contrario quando abbiamo applicato un criterio comune il risultato è arrivato ed è sotto gli occhi di tutti. Le differenze tra le province pugliesi nel sistema produttivo e sociale e quelle della Basilicata sono da considerare la cinghia di trasmissione per la necessaria strategia che consenta a questa parte di Sud di rialzarsi più forte di prima. Certo, la Cisl si aspetterebbe dal Governo nazionale più investimenti e più capacità di spesa, specie quella dei fondi europei, ma siamo certi che la firma del Patto per la Puglia possa essere l’inizio di una nuova fase per le regioni meridionali che vogliono avere un ruolo determinante nella costruzione della ricchezza del Paese. Basta osservare la risposta corale che la gente comune ha dimostrato alle popolazioni colpite dal sisma. In questo, noi italiani, siamo davvero straordinariamente efficaci. Per questi motivi non possiamo accontentarci di una crescita dello ‘zero virgola’ quando le evidenze sociali ci dicono che saremmo pronti a ripartire se solo parlassimo la stessa lingua, se lavorassimo tutti guardando lo stesso obiettivo. Chiamiamolo Patto sociale o contrattazione decentrata istituzionale, l’importante è che il nome del modello non ne limiti l’efficacia. Al premier Renzi, che sabato inaugurerà la Fiera del Levante, chiediamo di far presto a siglare il Patto per la Puglia ma ci appelliamo ad una più condivisa strategia generale, anche fiscale, nella ricerca di soluzioni affinché il suo “lungo viaggio attraverso la penisola per parlare di Casa Italia, lavoro e referendum”, annunciato nei giorni scorsi, si traduca nell’ascolto prezioso di quei territori e di quella gente che danno vita alle dinamiche provinciali e che conoscono limiti e virtù del proprio essere. Solo così si distrugge il ricorso al caporalato. Solo ascoltando e decidendo insieme si innescano meccanismi virtuosi per la crescita dell’industria e della manifattura. Soltanto stimolando politiche del lavoro che non escludano le nuove generazioni e le donne si esce tutti dal pantano dell’occupazione incerta. Investimenti, annunci e analisi saranno sempre insufficienti senza la condivisione del problema e delle possibili soluzioni. Non ci appassiona l’Italia a due velocità ma ci piace ancor meno quel concetto di nazione che, pur potendo spingere sul pedale dell’acceleratore, preferisce la critica poco costruttiva e l’apologia del no alla rappresentazione di una comunità pronta a rimboccarsi le maniche. Ad ogni costo, per il bene comune.
Daniela Fumarola
Segretario generale Cisl Puglia Basilicata