Tac: Uiltec e Femca Cisl, non condivisibile il reportage del NYT
CISL LECCE | FEMCA | -
Qualche giorno addietro il prestigioso “New York Times” ha dedicato un articolato reportage, seppur generato da “fonti anonime”, alle condizioni dei lavoratori dipendenti dalle imprese del settore tessile e calzaturiero di Puglia e del Salento, riferendo di paghe da fame e di mancata contribuzione previdenziale, soprattutto per i lavoratori a domicilio, e rappresentando una condizione generale di degrado e di mancanza di tutele, tale da invocare a paragone le economie del Terzo Mondo. Le scriventi Organizzazioni Sindacali operano quotidianamente, e da decenni, nel cuore del sistema TAC Salentino e hanno certamente titolo, riveniente dalla relativa rappresentanza maggioritaria dei lavoratori, per giudicarne le loro condizioni generali. Il quadro catastrofico rappresentato oltreoceano non rispecchia la realtà Salentina e generalizza situazioni passate,seppur ancora presenti, certamente non diffuse (e non citando le fonti, né indicando territori definiti, risulta ancora più inaffidabile e pretestuoso) e non è assolutamente condivisibile, pertanto, l’atteggiamento di chi “cavalca lo scoop” per ergersi a paladino dei deboli risulta, francamente, fuori luogo, facendo trasparire la totale non conoscenza del settore,e ancor più rischia di indebolire i percorsi intrapresi dalle imprese che più hanno spinto in innovazione e legalità con risultati importanti di evoluzione del settore, sia esso tessile che calzaturiero, nel nostro territorio. E’ vero che vi sono state – e, ancora, vi sono – sacche di illegalità e di sfruttamento della manodopera, ma è altrettanto vero che il sistema nel suo insieme: sindacati, organizzazioni di categoria, enti previdenziali, organi di vigilanza, ha da tempo strumenti di controllo, contrattazione, di concertazione, nonché (all’occorrenza) di persuasione e repressione. Quando UILTEC UIL e FEMCA CISL, anche di recente, hanno invocato l’intervento dell’Ispettorato del Lavoro per segnalare fenomeni di violazioni e sottosalario selvaggio in aziende che producevano calzature (raramente tessili) per conto di un marchi prestigiosi, l’attività preventiva/negoziale, poi ispettiva e sanzionatoria è stata rapida ed efficace; e siamo coscienti che non possiamo, come sindacato, restare ancorati ai soliti vecchi schemi e non vedere una realtà Salentina in evoluzione. Ovviamente non si deve mai abbassare la guardia verso sacche di resistenza a operare nel rispetto di Leggi e Contratto, ma non si può negare che, col tempo, gran parte delle imprese del settore oggi rispetti i contratti collettivi nazionali di lavoro e stia oramai uscendo, da tempo, dalla crisi (dopo più di un decennio di crisi terribile) soprattutto grazie alla non comune professionalità delle maestranze e all’azione autorevole del Sindacato Confederale.