1 novembre: Cisl e Fisascat Puglia chiedono il rispetto dei valori delle feste comandate
I sindacati proclamano lo sciopero dei lavoratori per la giornata di Tutti i Santi
CISL PUGLIA | FISASCAT | -
I sindacati di categoria del commercio hanno proclamato una giornata di sciopero per la festività religiosa di Tutti i Santi, convinti che in queste occasioni sia necessario che i lavoratori possano trascorrere del tempo con le loro famiglie. Per questo motivo i Segretari generali della Cisl Puglia, Daniela Fumarola, e della Fisascat Cisl regionale, Antonio Arcadio, lanciano un appello alle associazioni datoriali di categoria (Federdistribuzione, Confcooperative, Confcommercio, Confesercenti, Ancc Coop) affinché rivedano le loro posizioni che obbligano troppi dipendenti di negozi, supermercati, Iper e Centri Commerciali, a passare le feste comandate a lavorare. “Sono giornate – affermano Fumarola e Arcadio – in cui i valori della famiglia e della socializzazione delle festività dovrebbero venire prima di ogni logica commerciale che, al momento, non pare abbia prodotto un miglioramento dell’economia nazionale, né nuove assunzioni e tantomeno l’aumento dei consumi. Riteniamo che sia più importante sancire con forza il valore che le feste comandate, almeno quelle, possono regalare ai nuclei familiari sempre più pressati da impegni occupazionali durante le feste religiose. Oltretutto – aggiungono i Segretari di Cisl Puglia e Fisascat – nei giorni scorsi i sindacati di categoria hanno ribadito alla X Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati di regolamentare la chiusura nelle 12 festività nazionali, civili e religiose nelle quali non deve essere prevista la possibilità di deroga (1° gennaio, 6 gennaio, Pasqua e lunedì dell’Angelo, 25 aprile, 1° maggio, 2 giugno, 15 agosto, 1° novembre, 8 dicembre, 25 e 26 dicembre). Riguardo a queste festività – concludono – sarebbe necessario affidare alle parti sociali e alle Regioni la possibilità di intervenire contro le aperture selvagge ricorrendo alla concertazione tra le parti in nome del benessere sociale dei lavoratori”.