PopBari: sindacati, servono soluzioni socialmente sostenibili
Trattativa con l’azienda su taglio filiali e personale
[First Cisl]
"La chiusura delle filiali" della Banca popolare di Bari, 94 su 291, "rappresenta una vera e propria lacerazione, in alcuni casi un vero e proprio abbandono, del tessuto economico dei territori e non può essere recepita tout-court senza tradire quel mandato di banca di riferimento del Mezzogiorno, da più parti invocato come uno dei motivi per il salvataggio della Banca". Lo dichiara in una nota il coordinamento di gruppo BpB dei sindacati Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca Unisin, commentando l'ultimo incontro con l'azienda alla quale hanno partecipato anche le segreterie nazionali delle organizzazioni sindacali. "Vogliamo una banca che abbia un futuro - dicono - e il percorso da tracciare per giungere a questo obiettivo dovrà contemplare soluzioni contrattualmente e socialmente sostenibili". I sindacati definiscono il negoziato "decisamente complesso e pieno di insidie", dichiarandosi comunque disponibili a un percorso che porti ad "un accordo che non può basarsi sulla mera accettazione di quanto presentato dai commissari". Nell'incontro sindacati e azienda hanno "convenuto di procedere all'acquisizione della posizione previdenziale di tutti i lavoratori nati fino al 31 dicembre 1967, mediante la produzione entro il 31 maggio 2020 del modello Ecocert, al fine di delimitare il perimetro delle possibili fuoriuscite volontarie". Il piano aziendale proposto dall'azienda prevede al momento il taglio di 900 posti di lavoro in cinque anni. Antonio Blandini, commissario straordinario che con il collega Enrico Ajello sta gestendo la banca dal 13 dicembre 2019, data del commissariamento da parte di Bankitalia, "si è nuovamente soffermato - riferiscono i sindacati - sulla gravità della situazione in cui versa la banca, sottolineando la complessità della operazione di salvataggio".
(Fonte ANSA)
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