Pandemia, Castellucci sul Quotidiano di Puglia: la nuova ondata non paralizzi la ripresa
[Cisl Puglia]
La nuova emergenza Covid, con tutte le preoccupazioni dei cittadini e delle dinamiche produttive, sta creando un clima di incertezza e di attesa che talvolta sembra paralizzare un po' tutto, limitando gli interventi spesso alla sola emergenza. È una forma di stallo in attesa di tempi migliori che certo è spiegabile con le difficoltà del momento ma che rischia, però, di tradursi in una sorta di costante rinvio che non aiuta di fatto la ripresa economica e sociale. Oggi più che mai c’è bisogno di nervi saldi ma anche di capacità decisionale, di fare scelte che grazie anche alle risorse previste, e penso in primo luogo al Recovery Fund o al Mes, nell’attesa di poterne usufruire, sono più credibili e praticabili rispetto agli anni post crisi 2008/2009. Non si può, infatti, pensare ad una specie di ritorno a com’era prima, come se il lockdown, le chiusure di aziende, i posti di lavoro persi, le difficoltà solo in parte lenite dai sussidi e dagli interventi pubblici, fossero stati solo una semplice parentesi. E’ probabile che dovremo fare i conti con un nuovo assetto economico, non solo europeo, ma mondiale, la delocalizzazione di intere produzioni, sulla semplice base del costo del lavoro, non sono più accettabili come ci ha dimostrato tutta la vicenda delle mascherine, non possiamo pensare ad un sistema economico che si focalizza solo su alcuni settori produttivi o che addirittura pensa un ridimensionamento manifatturiero quasi fosse fisiologico, senza fare i conti con le tematiche ambientali, sanitarie e di sicurezza, ma anche sulla difesa di produzioni strategiche per lo sviluppo stesso del Paese. La priorità come abbiamo evidenziato e ribadito con la mobilitazione unitaria di settembre scorso a Bari, è il lavoro, occorre ripartire per far crescere e migliorare il Paese. Ecco quindi che il dibattito ed il confronto su come utilizzare le risorse europee, come più volte ribadito dalla Cisl, non può essere né un argomento della sola rappresentanza politica, né di teorici dibattiti accademici, ma deve essere tema quotidiano anche di tutte le rappresentanze sociali, consci che non ci sarà una seconda occasione. Bene le agevolazioni per le aziende, la fiscalità di vantaggio, ma di fatto occorre aprire i cantieri. Serve completare e costruire nuove infrastrutture materiali e immateriali, servono investimenti in formazione, nei settori strategici, occorre insomma occupazione aggiuntiva e stabile in particolare dove non c’è, come in queste aree, del Mezzogiorno. Del resto lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella anche recentemente ha ribadito che “disoccupazione e arretratezza del sud sono problemi da risolvere”. Non si tratta di solidarietà, ma di una leva indispensabile dello sviluppo non solo nazionale ma europeo. Voglio solo ricordare che la SVIMEZ calcola che per ogni euro di investimento al Sud, si genera circa 1,3 euro di valore aggiunto per il Paese, e di questo, circa 30 centesimi (il 25%) ne beneficia il Centro-Nord. Ma per concretizzare l’azione non sono accettabili interventi a pioggia sulla base dei soli vecchi progetti rimasti inevasi per anni, c’è bisogno di una capacità di visione complessiva di medio e lungo periodo e di unità e condivisione sociale senza i quali riusciremo forse a tamponare la crisi ma certamente non avviare una nuova fase di sviluppo che punti a ridurre il gap tra Nord e Sud, dell’Italia e dell’Europa. Al Mezzogiorno, con le adeguate infrastrutture, con una pubblica amministrazione moderna che non si limiti alla gestione burocratica, si può pensare seriamente a nuovi insediamenti produttivi, soprattutto green e ecosostenibili, in un contesto capace di coniugare ambiente, agricoltura, turismo, industria, energia, ricerca e innovazione. Senza imprese sane non c’è lavoro sicuro e dignitoso, né lavoro rispettoso di leggi e contratti, non c’è occupazione né ricchezza diffusa, come senza un buon ambiente non c’è vita salubre, non c’è futuro certo, e queste logiche non possono essere contrapposte, bensì devono coniugarsi grazie ad una forte coesione sociale, unica strada per un futuro migliore. In Puglia vuol dire affrontare senza paura i grandi temi, dalla siderurgia all’energia, senza luddismo e posizioni estreme, in un verso o nell’altro, con un patto sociale che garantisca risposte di buonsenso che superino le logiche da tifoserie, che negano qualsiasi ragionamento concreto. Insomma un confronto che deve vedere la Puglia protagonista non solo ai tavoli istituzionali ma nelle risposte quotidiane che coinvolgono tutti, ragionando e misurandosi su ogni singolo pezzo delle occasioni di sviluppo e progresso a cominciare, solo per fare un per esempio, dagli investimenti delle Zes per creare opportunità di crescita in tutta la Puglia. Occorre un patto sociale che vada oltre il Piano Marshall e guardi ai tempi del boom economico, quando tutti insieme, con partecipazione e condivisione, si riuscì a far crescere le industrie, le infrastrutture ed anche il sistema finanziario, senza rinunciare alla crescita dei diritti dei lavoratori, guardi ad un confronto serrato e da avviare subito, senza attendere che altri ci diano risposte buone per tutti gli usi, scegliendo insieme assumendocene tutte le responsabilità ma anche cogliendo tutte le opportunità di crescita che anche questo territorio regionale potenzialmente possiede.
Antonio Castellucci
Segretario generale Cisl Puglia
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