Ferrovie del Sud Est: Fit Cisl, dalle difficoltà alle opportunità

Occorre far fronte all’attuale inefficienza manageriale con interventi risolutivi

[Fit Cisl]

“Pensando al grande patrimonio paesaggistico e culturale pugliese, le Ferrovie del Sud Est dovrebbero essere il fiore all’occhiello fra tutte le società di trasporto su ferro concesse per la loro capillare estensione. Purtroppo, così non è”. È la denuncia del Segretario generale della Fit Cisl Puglia, Franco Spinelli. Il territorio pugliese è attraversato da 1.528 km di rete ferroviaria, su cui operano cinque società di trasporto: Trenitalia, Ferrovie Bari Nord, Ferrovie del Gargano, Ferrovie Appulo Lucane e Ferrovie del Sud Est. Quest’ultima è la più estesa fra le ferrovie concesse in Italia: con ben 475 km di binari, infatti, raggiunge l’estremo lembo della Puglia (Gagliano del Capo-Lecce), collegando tutto il Salento con Bari. “Pur offrendo un buon servizio su gomma extraurbano – aggiunge – la società Fse non decolla con tutte le sue potenzialità, aggravata da problemi finanziari che l’hanno portata al fallimento. Dal 2017 è diventata una partecipata del gruppo Fs Italiane e si sta cercando di rimetterla in sesto. Ma c’è molto da lavorare, giacché occorre intervenire su più fronti: il forte ritardo infrastrutturale, il necessario rinnovo della flotta e l’innovazione digitale per un nuovo modello commerciale. È stato annunciato dall’attuale management il piano di investimenti 2017-2023 del valore di 627 milioni di euro per la messa in sicurezza della rete e il progressivo adeguamento agli standard di Rete ferroviaria italiana, allo scopo di aumentarne le performance e renderla interoperabile rispetto a quella nazionale; per il rinnovo tecnologico della flotta (treni e bus); per il miglioramento della sostenibilità ambientale, attraverso il progressivo passaggio della trazione diesel a quella elettrica; per l’innovazione digitale”. Peccato – denuncia Spinelli – che siano solo degli enunciati, perché, ad oggi, dopo solo un incontro in videoconferenza tra l’attuale dirigenza di Fse e i sindacati a fine 2020, non è stato ancora realizzato quasi nulla. Attualmente, risulta attiva la trazione elettrica solo sulla tratta Bari-Putignano (45 Km). Sulla stessa linea, è prevista per fine aprile 2021 l’ultimazione dell’installazione del sistema di controllo della marcia treno. Inoltre, sono ancora in corso i lavori per l’ammodernamento infrastrutturale sulla linea Bari-Taranto, con la previsione di almeno un ulteriore anno per la chiusura dei cantieri. Non è stata elevata la velocità di marcia a 50 Km/h; non sono aumentati i mezzi Etr (oggi solo 5, a fronte di 18 preventivati entro il 2021); non decolla l’innovazione digitale per la gestione più efficace del traffico e dell’informazione. Ma la criticità più grave è costituita dal degrado e dal pesante deficit manutentivo della rete; ci riferiamo al basso livello tecnologico dell’infrastruttura e alla mancanza di rinnovo dell’armamento e delle opere civili e di interventi intermodali fatti solo sulla carta”. Secondo la Federazione dei Trasporti della Cisl “la ripresa deve partire innanzitutto dai circa 1.300 lavoratori, che dovranno essere al centro del rinnovamento e del benessere dell’azienda. La trasformazione di Fse potrà avvenire solo attraverso sinergie industriali con il gruppo Fs Italiane. Pertanto, occorre far fronte, senza ulteriori attese, all’attuale inefficienza manageriale di Fse con interventi risolutivi, confidando anche nel contributo di esperienza e competenza consolidate del gruppo ferroviario, che potrà dare un futuro all’azienda pugliese per risollevarla dalle difficoltà, sapendo cogliere le opportunità”.

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