Crisi energetica: la Puglia hub con un’industria avanzata nel rispetto dell’ambiente

Intervento di Antonio Castellucci sulle colonne della Gazzetta del Mezzogiorno

[Cisl Puglia]

Sulla crisi energetica non è tempo di scontri politici o di competizioni territoriali, ma serve coesione, nuova multilateralità, nuova capacità di collaborazione e un patto sociale per determinare un durevole e stabile periodo di sviluppo in Puglia come nel resto del Paese. Ma non si tratta solo dei necessari interventi nazionali, dobbiamo saper cogliere pienamente e con l’adeguata programmazione le opportunità che pure si delineano a livello regionale; in questa logica, per esempio, come sosteniamo la Puglia può divenire, anche perché a nostro avviso lo è già per la rete infrastrutturale, un vero e proprio hub energetico che potrebbe rappresentare il background di un nuova industrializzazione, più avanzata tecnologicamente e compatibile con l’ambiente, una transizione che va però governata attraverso la partecipazione fattiva e non ideologica attraverso il confronto con i territori e le parti sociali. Nel 2021, rispetto al 2020, è aumentato il consumo di gas in Italia del 7,2%, da 70.998 mln è passato a 76.118 mln, quello importato da 66.130 mln a 72.728 mln, mentre la produzione nazionale che si attestava per esempio a 19.239 mln nell’anno 1997, nel 2021 è stata di 3.343 mln. Dati questi che lanciamo come riflessione e che aprono inevitabilmente, rispetto alle politiche energetiche di questo ventennio in particolare sul gas naturale, sul suo consumo interno lordo nazionale, una seria riflessione su tutti i livelli istituzionali, per comprendere come riprendere una eventuale produzione in modo da accompagnare il Paese verso una transizione energetica giusta, che è da avviare al più presto con un percorso e scelte di breve, medio e lungo periodo. Per il momento si continua ad importare gas dalla Russia. Con circa 29 mld di mc è stata la prima fonte di provenienza del metano per l’Italia nel 2021, costituendi circa il 39,9% del gas estero, mentre si cerca di diversificare gli approvvigionamenti, attraverso nuove forniture. Incrementi sono previsti dall’Azerbaigian e dall’Algeria ma anche possibili accordi con Congo, Mozambico e Angola. Intanto si punterebbe, per i prossimi mesi anche a navi per la rigassificazione. In questo scenario nazionale la Puglia assume da subito un ruolo strategico e determinante, da quello che apprendiamo, già un paio di miliardi circa di metri cubi in più dovrebbero arrivare tramite il Tap entro questo anno; nel frattempo si ipotizza un import complessivo di 16-17 miliardi entro il 2027 contro gli 8 miliardi nell’ultimo anno. Si valuta il progetto East Me-Poseidon, che nei prossimi 3-4 anni consentirebbe di fare arrivare in Puglia circa altri 10 miliardi di metri cubi in più dalla costa israeliana. Oltre all’ipotesi del ministro della transizione Cingolani alla possibilità di navi di rigassificazione in Puglia. Oggi pertanto è bene ricordare che la Puglia è leader per le rinnovabili (13,4% del totale nazionale per il fotovoltaico con circa il 74% con pannelli a terra e con il 25% del totale nazionale per l’eolico con circa 1.200 impianti) nonostante il blocco di numerose domande di autorizzazioni presentate, rimaste sinora senza risposta. In questo contesto si colloca positivamente il primo parco eolico italiano realizzato in mare e inaugurato presso il porto di Taranto il 21 aprile scorso. L’impianto, realizzato con un investimento di circa 80 milioni euro, è iniziato ad agosto 2021, ed è costituito da dieci turbine con una potenza totale di circa 30 megawatt, che consente di produrre fino a 58 mila megawattora all’anno, pari al necessario annuo di energia elettrica per circa 60mila persone. Questa struttura in 25 anni, tempo della sua operatività, permetterà di risparmiare fino 730mila tonnellate di anidride carbonica; anche se c’è da evidenziare il percorso amministrativo necessario per ottenere tutte le autorizzazioni di questa opera che da quando è stata presentata la prima proposta, nel 2008, ci sono voluti ben 14 anni. Tutto ciò diventa ancora più importante mentre cominciano a realizzarsi i progetti del Pnrr che vanno attentamente monitorati e indirizzati ad uno sviluppo delle imprese ma soprattutto del lavoro, con l’occupazione aggiuntiva e della qualità del lavoro, stabile, sicuro e ben retribuito. La ricchezza di un Paese, come ci ricorda anche la nostra Costituzione, è soprattutto il lavoro, quello che c’è e che va difeso, e quello che va creato per costruire benessere ma questo, non ci stancheremo mai di sottolinearlo, può avvenire solo con una capacità di fare sistema, con una forte coesione sociale, condivisione e partecipazione, con un patto tra istituzioni, parti sociali, società civile.

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