Crescita economica e sociale in Puglia anche con le due Zes

Intervento del Segretario Castellucci sulle colonne del Corriere del Mezzogiorno

[Cisl Puglia]

Procediamo a ritmo serrato per la ripartizione delle risorse del Pnrr, ma adesso auspichiamo che si possa marciare con la stessa rapidità nella fase esecutiva del Piano, in particolare per quanto riguarda i diversi interventi nel Mezzogiorno, su cui tanto si punta per ridurre il gap di sviluppo con il Nord del Paese. Tra le azioni su cui alte sono le aspettative, ci sono le Zone Economiche Speciali, aree ben definite dove si offrono incentivi fiscali e normativi con possibili infrastrutture di supporto per attivare investimenti, sviluppo, lavoro e occupazione, con un budget complessivo di circa 630 milioni di euro. Si tratta di strumenti avviati in altri Paesi sin dagli anni ’70 del secolo scorso e che si sono sviluppati soprattutto alla fine degli anni ’90; attualmente contano nel mondo oltre 5.400 esperienze positive. In Puglia sono state individuate in due aree interregionali, una Adriatica con la regione Molise e l’altra Ionica con la Basilicata. Già dal tempo della loro decretazione come Cisl Puglia ne abbiamo apprezzato l’importanza in termini di possibili risposte utili ai territori, anche se purtroppo ad oggi, non mancano ritardi e incertezze. È necessario dunque un adeguato coinvolgimento delle parti sociali e del tessuto produttivo territoriale attraverso investimenti privati che, specie in queste nostre aree, si sono spesso dispiegati nell’alveo di un più complessivo intervento pubblico. In Puglia abbiamo necessità di avviare al più presto un rilancio dello sviluppo locale collegato a tutte le dinamiche nazionali ed internazionali che possono innescare le Zes, ricomprendendo in particolar modo i porti pugliesi. È importante sottolineare le opportunità in termini di vantaggi fiscali e di semplificazioni normative e amministrative, di cui tutto il mondo del lavoro in questa parte del Paese potrebbe beneficiare, a fronte di una burocrazia che troppe volte, in altri contesti, ha determinato lacci e lacciuoli nella realizzazione degli investimenti con farraginosità e resistenze spesso ideologiche e localistiche. Certo non si può non rilevare come, nonostante la disponibilità datata dello strumento, le Zes, solo oggi, grazie all’impegno del Governo Draghi e del Ministro Mara Carfagna in particolare, nell’ambito anche del PNRR, stiano trovando un percorso di concretezza dopo la perimetrazione, con una serie di interventi già individuati e che vedono, tra l’altro, investimenti per 41 mln nel porto di Manfredonia,  di viabilità e opifici per complessivi 9 mln a Brindisi, di centri ricerca ed altri interventi  per circa 9 mln a Lecce nell’ambito della Zes Adriatica  e di infrastrutture  e impiantistica a Taranto per 59 mln per la Zes Jonica. Altrettanto importante, anche se forse un po’ tardiva, è stata la nomina dei due commissari delle Zes pugliesi. Auspichiamo intanto che l’attenzione non sia esclusivamente sulla perimetrazione, già sufficientemente ampia o sulle dinamiche di benefici alle imprese, come per esempio il credito d’imposta, bensì sulle reali volontà di investimenti e di insediamenti produttivi con creazione di effettivi nuovi posti di lavoro, ben retribuiti, stabili e sicuri. Se non fosse così, anche per le Zes pugliesi ci sarebbe un approccio distorto ben conosciuto in Puglia, così come in altre regioni del Mezzogiorno, dove, negli ultimi decenni, tanti sono stati gli investimenti da parte di molteplici imprese, avviati grazie a contributi agevolati anche a totale carico del pubblico senza poi, in tanti casi, generare alcuna ricaduta strutturale di sviluppo e occupazione. Al contrario, in taluni contesti hanno portato ad una vera e propria desertificazione industriale, scaricando il costo delle crisi sui lavoratori, ricorrendo a licenziamenti o agli ammortizzatori sociali. Siamo consapevoli che ci sono problemi concreti, come ha più volte evidenziato puntualmente sulla stampa anche il professore Giuseppe Coco docente di Economia Politica e Finanza dell'Università di Bari. Infatti, per le Zes i problemi potrebbero essere a tutt’oggi quelli connessi all’assenza di un reale nesso economico e funzionale tra le varie aree delle singole Zes, in un quadro di politica industriale e infrastrutturale che non ha ancora un ben definito quadro programmatorio regionale e territoriale. C’è bisogno di maggiore pianificazione da concertare sul territorio per individuare investimenti e insediamenti auspicabili per le Zes, coinvolgendo tutti i settori produttivi, anche attraverso un marketing territoriale mirato che sia frutto di confronto e condivisione dove ognuno fa la sua parte e che non sia frutto di logiche squisitamente politiche-elettoralistiche. Purtroppo la pianificazione delle Zes pugliesi ha in parte seguito possibili dinamiche di distribuzione delle aree senza un’accurata organica definizione delle vocazioni prioritarie. Con la conseguenza che probabilmente le due Zes sono non molto omogenee e faticano a identificare una missione precisa per territori un po' troppo differenziati. Le indicazioni sulle semplificazioni autorizzative saranno sicuramente un buon viatico, ma vorremmo comprendere con chiarezza per la Puglia verso quali comparti si vuole puntare per il futuro, viste anche le attuali problematicità, come per esempio, la siderurgia, l’automotive e l’aerospazio. In tutta questa partita delle Zes non è sufficiente far notare che gli scali portuali pugliesi sono quelli centrali al Mediterraneo, più vicini a Suez e all’Oriente per indurre gli investitori a privilegiare i nostri porti rispetto a quelli del Nord Europa. Si tratta quindi di uno scenario che deve impegnare tutti, politica, istituzioni, imprese, rappresentanze sociali, insomma non si può fare a meno di nessuno. Anche per questo da tempo evidenziamo la necessità di un patto sociale, con impegni condivisi, ancor più urgente in una fase economica dalle tante incertezze da affrontare in termini propositivi. Esserci per cambiare, per governare insieme nel corso di questo momento storico di grandi difficoltà, la Cisl è pronta a cogliere questa sfida; non è il momento di alzare muri ma di costruire ponti, fatti di idee e proposte per il mondo del lavoro, dove fondamentali saranno la partecipazione e la contrattazione. Come Cisl Puglia pensiamo che si possa cominciare da subito per rilanciare e rafforzare la crescita economica e sociale della nostra regione partendo anche dalle Zes; sollecitiamo ancora alla politica la capacità di guardare insieme al futuro con strategie di sviluppo, con capacità di coesione e condivisione necessaria sapendo che nei prossimi anni, anzi in questi prossimi mesi, ci giochiamo in Puglia davvero la partita del futuro.

Antonio Castellucci

Segretario generale Cisl Puglia

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