Castellucci: partecipazione e concertazione siano le basi della ripartenza anche in Puglia dopo le elezioni

[Cisl Puglia]

Concluse le elezioni è giunto il momento di riprendere il lavoro sui territori e nei territori. Solo se riusciremo, tutti insieme, istituzioni, politica e parti sociali, a trovare risposte concrete adeguate, e se manteniamo presente la stella polare del bene comune e degli interessi generali del Paese potremo raccoglierne i frutti. E questo vale anche nelle articolazioni locali a cominciare dalla Regione Puglia dove il confronto, partendo dalla ‘Cabina di regia per il lavoro e lo sviluppo della Puglia’, nonostante le conclamate buone intenzioni, non è andato al di là di pochi incontri. C’è bisogno di un cambio di passo. In questa direzione si muove anche l’Agenda sociale, Ripartire insieme, proposta qualche settimana fa dalla Cisl a tutte le forze politiche per sollecitare sostegni a imprese, lavoratori e famiglie, garantendo, per esempio, una nuova cassa integrazione per le aziende che non licenziano, integrazione al reddito delle persone, un tetto sociale al costo dell’elettricità, l’azzeramento dell’Iva sui beni di largo consumo per le fasce deboli, affrontare il nodo pensioni e riforma fiscale e il rilancio del manifatturiero. Servono aiuti alle famiglie e alle imprese, ma nello stesso tempo investimenti pubblici e privati, così come i progetti già previsti si possano tradurre quanto prima in cantieri, in lavoro e sviluppo. In Puglia è il buon lavoro che serve, in tutti i settori produttivi, in particolare quello giovanile e delle donne, che per troppo tempo si è trascurato e che può innescare una crescita economica diffusa riducendo nello stesso tempo diseguaglianze e povertà. Siamo preoccupati per i numerosi tavoli di crisi regionali, per le difficoltà delle fasce più deboli, in particolare per i nuclei familiari con pensionati, beneficiari di trattamento minimo, lavoratori percettori solo di ammortizzatori sociali, dei numerosi disoccupati e di tanti working poor. Nella nostra regione sono circa 200mila i lavoratori poveri, 2milioni di inattivi, 440mila famiglie in povertà relativa e oltre 205mila disoccupati. Ed è proprio su questi temi dell’Agenda sociale Cisl che si possono trovare le risposte per costruire una nuova centralità del Mezzogiorno, di queste nostre regioni, il cui sviluppo economico e sociale diventi la leva principale della modernizzazione di tutto il Paese, prima delle regioni del sud con il resto del Paese e poi all’interno di una sempre maggiore integrazione europea. In questi mesi tanti sono stati i richiami al piano Marshall del dopoguerra che è stato alla base del boom economico italiano; l’ambizione, ma che può diventare realtà oggi, è che il Pnrr, con il 40% di risorse destinate al Mezzogiorno, e gli altri fondi UE diventano la base, grazie anche a possibili investimenti ad un nuovo protagonismo imprenditoriale che non si limiti solo a chiedere sostegni, bensì si avvii una nuova fase di crescita attraverso la partecipazione, la coesione e la concertazione affinché si possa creare nuova, stabile e sicura occupazione in particolare di giovani e donne per realizzare una società più giusta e più equa; e magari, come sostiene anche Papa Francesco, con un nuovo modello di sviluppo.

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