Lavoro e cantieri: Antonio Castellucci sulle colonne del Quotidiano di Puglia

[Cisl Puglia]

Sosteniamo da tempo che le previsioni economiche, almeno da tre, quattro anni a questa parte, mostrano mutamenti paradossalmente più veloci di quelli meteorologici. C’è però un dato che da tempo contraddistingue l’economia italiana ed è quella anche dei livelli salariali, in termini di potere d’acquisto, più bassi rispetto ad altri Paesi del G7. Si calcola, infatti, attraverso la lettura di alcuni studi, che mediamente un lavoratore dipendente italiano abbia una retribuzione più bassa annuale di circa 15mila euro rispetto ad un collega tedesco e inferiore di circa 10mila rispetto ad un lavoratore francese mentre è mediamente la metà di uno statunitense. Questi temi, pur con tutti i distinguo fiscali ed economici di ogni Paese, si inquadrano in uno scenario generale, di carattere sociale e geopolitico mai così complesso negli ultimi decenni per diverse criticità, quali in particolare: guerra in Ucraina, caro energia e carburante, difficoltà a reperire materie prime e aumenti costi per inflazione. Nel frattempo sono interessanti i dati pubblicati in questi giorni dall’Istituto Tagliacarne sui salari medi da lavoro dipendente che indicano di fatto quanto abbiamo più volte ribadito come Cisl Puglia. Tendenzialmente, queste differenziazioni territoriali in Puglia riflettono, o sono perfino sovrapponibili, con i tassi di disoccupazione delle diverse realtà locali. Non c’è una unica causa per questa articolazione di redditi medi, bensì appunto diversi perché sono differenti i motivi. C’è il lavoro nero e grigio. L'ultimo report pubblicato nel corso del 2022 dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro, ha fatto emergere come la Puglia abbia registrato una media di oltre il 60% di irregolarità delle imprese ispezionate. Influisce inoltre, l’inverno demografico con una minore natalità ed una diminuzione della popolazione oltre ad un invecchiamento generale che di fatto porta a diminuire la capacità o quantità lavorativa ma non a ridurre i tassi di disoccupazione, con i numerosi giovani che si allontano, tanti definitivamente per lavoro o per percorsi di istruzione. C’è poi un tessuto imprenditoriale regionale parcellizzato e tendenzialmente meno strutturato e solido, dettato da oltre il 90% che ha meno di 50 dipendenti. A questo punto non è più rinviabile investire in formazione, sicurezza, innovazione e ricerca puntando principalmente ad incentivare la contrattazione di secondo livello e rinnovando i contratti nazionali collettivi scaduti. Peraltro sui costi medi delle famiglie pugliesi incidono, non poco, i servizi non sempre efficienti sul territorio pugliese e che di conseguenza le famiglie devono spesso ricorrere necessariamente al privato, come in particolare nell’ambito socio-sanitario. È su queste tematiche che bisogna affrontare concretamente la specificità della nostra regione e del Mezzogiorno, senza fare vittimismo, puntando in primo luogo sullo sviluppo e sulla crescita della produttività che non può essere scaricata, come troppe volte avviene, sul costo del lavoro, con minore sicurezza, minore stabilità, meno prospettive soprattutto per i giovani e per le donne. Secondo la Cisl oggi più che mai servono maggiori investimenti pubblici e privati, agire sulla fiscalità, proseguire nel ridurre il cuneo fiscale come si è avviato con la legge di bilancio. Continuiamo a sostenere che sarà determinante in queste aree del Paese l’attuazione del Pnrr, con tutta la nuova programmazione comunitaria, e dove di fatto non mancano anche per la Puglia ingenti risorse. È arrivato il momento di tradurre i progetti in cantieri, in occupazione e quindi in occasioni di crescita e sviluppo. Tutto ciò investe interessi generali, delle parti sociali, delle istituzioni e della politica ai vari livelli; chiediamo un’assunzione maggiore di responsabilità e concertazione, mettendo da parte individualismi e slogan. I cittadini pugliesi più che mai hanno bisogno di risposte concrete.

Antonio Castellucci

Segretario Generale Cisl Puglia

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