Castellucci: la Cisl regionale ribadisce alla Regione Puglia il proprio fermo dissenso, per il metodo e l’ennesima mancanza di confronto preventivo e l’utilizzo dello strumento legislativo regionale e non della contrattazione
Nota invitata in data odierna ai membri del Consiglio regionale pugliese
[Cisl Puglia]
L’approvazione di una legge sulla retribuzione minima salariale nei contratti di appalto della Regione Puglia è avvenuta, ancora una volta, senza alcun confronto con le parti sociali, in particolare con i sindacati confederali. Indicati sia dalla Direttiva europea in materia sia dal parere (negativo) dell’Analisi Tecnico Normativa, come i veri normatori delle retribuzioni. Tutto ciò evidenzia e conferma un approccio del governo regionale pugliese più orientato a finalità politiche che a garantire interventi efficaci sul piano normativo e partecipativo. È assenza di confronto con le parti sociali nonostante l’esistenza di una “Legge regionale sulla Partecipazione” del luglio 2017, trascurando i principi fondamentali di dialogo e coesione sociale, soprattutto in un ambito cruciale come quello del mercato del lavoro. Osserviamo il progressivo spostamento del dibattito su questa materia da un livello nazionale a quello regionale e finanche comunale, dinamica che politicizza il problema più che ricercare, nel dialogo democratico, percorsi e soluzioni. Le delibere di alcune amministrazioni comunali, sempre senza alcuna discussione preventiva e la legge regionale citata risultano frutto di strumentalizzazione, non fanno intravedere concreti risultati, e quindi di dubbia efficacia, oltre a entrare in conflitto con la gerarchia delle fonti del diritto e con le competenze esclusive dello Stato in materia di lavoro, come evidenziato in diversi interventi nello stesso dibattito regionale che ha preceduto l’approvazione della legge. Un voto unanime, quello regionale, registrato con numerose assenze in aula al momento del voto, che fissa per i contratti di appalto di competenza dell’Ente regionale e di tutte le sue articolazioni una soglia minima di retribuzione oraria a 9 euro, senza spiegare gli elementi che la compongono e che ribadiamo, non potrà risolvere il problema del lavoro povero, come si vuol far passare all’opinione pubblica. La Cisl ribadisce alla Regione Puglia il proprio fermo dissenso, per il metodo e l’ennesima mancanza di confronto preventivo e l’utilizzo dello strumento legislativo regionale e non della contrattazione. Il mancato coinvolgimento dei sindacati maggiormente rappresentativi a livello nazionale contrasta con le indicazioni della Costituzione, delle pronunce della Consulta, della Corte di Cassazione e del Consiglio di Stato, oltre che dalla Direttiva europea in materia. Fattispecie ribadita nell’ottobre del 2023 dal CNEL che, confermando nella contrattazione collettiva lo strumento più efficace per definire livelli salariali dignitosi e garantire una copertura adeguata ai lavoratori attraverso un sistema partecipativo e negoziale a più livelli, chiariva che la capillarità dei CCNL sui lavoratori in Italia è tale da non giustificare interventi normativi-legislativi in materia. Va inoltre messo in risalto che la povertà lavorativa non è esclusivamente legata a retribuzioni insufficienti. Fattori come il numero complessivo di ore lavorate, la composizione del nucleo familiare e il sistema fiscale, incidono profondamente sulla definizione e composizione del salario. Per questo motivo la Cisl ha sostenuto con fermezza, in questi mesi, interventi come l’accorpamento delle prime aliquote Irpef e il taglio del cuneo fiscale, ottenuti strutturalmente nell’attuale legge di bilancio nazionale. Senza contare che la definizione di una soglia minima retributiva per legge rischia, per chi conosce la realtà, di avere una sorta di effetto di trascinamento al ribasso specie in alcuni comparti, e contestualmente esporre di più alle irregolarità e alle violazioni sul lavoro e sulla sicurezza. In materia di appalti pubblici la Cisl è convinta che l’adeguatezza del trattamento economico complessivo, nonché normativo da riconoscere si realizzi con l’applicazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative, in conformità con l’articolo 11 del Codice degli Appalti. Oltre a ciò, risulta cruciale promuovere il miglioramento delle competenze delle stazioni appaltanti, garantendo maggiore trasparenza, legalità e qualità nelle gare per contrastare seriamente l’illegalità come lavoro nero e caporalato. La Cisl Puglia rimane fermamente impegnata nella tutela di un lavoro dignitoso e di una retribuzione equa e giusta in tutti i settori produttivi, sviluppando attraverso un sistema partecipativo moderne e efficaci relazioni sindacali, sostenendo la contrattazione di secondo livello che potrebbe effettivamente migliorare le condizioni lavorative, attraverso il ricorso ad una partecipazione responsabile. Rifiutiamo, per nostra natura, espedienti o interventi scomposti che, per quanto mossi dalle più lodevoli intenzioni, non producono cambiamenti concreti nella vita quotidiana di lavoratrici e lavoratori.